48
occorre di affaticarsi molto in questo, ma io referirò solamente quelle
che scrivendo mi sovenirano.
1. Che tutto quello che S. A. haveva concesso era in evidente
detrimento del’ honore et gloria de Dio et della religione catholica
et in augumento et esaltatione della falsa asserta religione heretica.
2. Che S. A. non stava sicura in coscientia, et che mentre vivea
così, non poteva sperare beneditione né prosperità né in spirituale né
in temporale dalle mani de Dio, il quale era così giustamente adirato
contra di lei; et che coloro che le havevano affirmato che li esercitii
christiani che S. A. faceva, come di frequentare le messe, prediche,
fabricare seminarii etc., erano et accettabili et atte a scancellare il
peccato si ingannavano, poiché essendo qua intaccato l’honor de
Dio et l’interesso di tante anime, et non perdonandosi il peccato
nisi restituat ablatum, che insin che lei non havesse restituito
l’honor a Dio che non poteva mai sperare di vivere sicuro.
3. Quod miserit falcem in messem alienam, et che perciò S. S ,à
astringeva con il breve a rivocare.
4. Che ponderasse bene quanto importava dar così giusta occa¬
sione alii Venetiani di risentirsi et far qualche notabile demostratione
con poca sodisfatione di S. A., et che sarebbeno escusati appresso tutti
li principi di christianità, se con pretesto di volersi assicurare che le
hercsie non intrino in casa loro, havessero comminciato a remediare,
dove S. A. concede tanta libertà.
5. Che vedeva chiaramente che stava in pericolo in breve tempo
di perdere a fatto l’obedientia, poiché costoro così presto si erano fatti
così insolenti.
6. Che li stati non osservarano la promessa di vivere in pace et
in obedientia et non perseguitare li catholici, et che perciò S. A. ancor
non era manco tenuta mantenerli la parola.
7. Che pretendendo S. A. di non haver concesso quello che loro
hanno publicato, et vedendo che nelli occhi suoi con così temeraria
arrogantia ampliavano et glossavano le concessioni di S. A. contra la
mente sua et in terre totalmente subiette a lui, che perciò haveva
giusta causa di rivocare non solo ogni concessione, ma di castigare li
nobili che hanno publicata la scrittura, et li cittadini che l’hanno
accettata senza la participatione et consenso di S. A.
8. Che liora a punto era tempo opportuno, essendo il Turco
occupato con il Persiano, che non si può temer che sia per dar fastidio
alli stati di S. A., et che però ancora li provinciali non haveranno
occasione di minacciare in questo proposito.