74 che, havendo l’arciduca Ferdinando et il duca di Bavera doppo una longa et matura consulta resoluto 5 ) che, non ostante le dificultà alle¬ gate per la contraria parte, ché si era a tempo a remediare et dato mezzi di poterlo fare, che non si essendo mai perfettionato cosa alcuna, doppo così longo tempo che S. A. non poteva perciò se non temere di qualche notabile scrupolo. Che secondariamente haverebbe tolta ogni occasione alli prelati di escusarsi di non poter fare l’officio loro et discaricare la lor coscientia sopra a quella di S. A. et che in questo caso, vedendo S. B nc remosso ogni obstaculo, se non havessero atteso con vigilantia et diligentia a far quello che li buoni et non mercenarii pastori devono fare, non haverebbe lasciato di castigarli in virga ferrea, conoscendo che la colpa è loro et non d’altri. Che haverebbe messo un freno alli provinciali, quali essendo timidi et stando in continuo sospetto di esser castigati, vedendo revocato ogni cosa non si sarebbeno assicurati di vivere così licentiosamente et epicureamente, come al presente fanno. Che io, come servitore di S. A., non potevo lasciare di ridurle a memoria che niun principe catholico haveva mai concesso tanto, quanto lei o per sé o per interposite persone in materia di religione et, sì come quelli che sanno la necessità sua, l’andavano scusando così, coloro che non la sanno o non la credono, non potevano se non accusarla in qualche parte et che però lei considerasse con la sua singoiar prudentia et pietà, come col revocare haverebbe obstruc¬ tum os loquentium iniqua et, messosi una corona in capo ben degna della sua reai persona, appresso de Dio, Signor nostro, et di tutti quelli che fanno professione di catholici. Che revocando fra poco tempo sarebbe con l’aiuto divino ritornata nella pristina libera sua autorità, et non haverebbeno li provinciali così temerariamente abusata d’essa come hora fanno, poiché da ogni loro attione si va scoprendo che hanno il loro intento et scoppo di ridurla da principe libero a una insoportabile et quasi infelice servitù et che, quello che non potrebbeno superare in vita di S. A., che lo farebbeno doppo la morte sua, con molta compassione del principe suo figliuolo. Queste et altre cose simili dissi a S. A. con quella maggior modestia et rispetto ch’io potei et con una sincera et ingenua significatione della charità mia verso il beneficio del’ A. S., et prima havevo comunicato la sostantia del ragionamento con il sig. cancelliero 6 ) et con il padre rettore della 5 ) Gemeint ist die Münchner Konferenz vom Oktober 1579 (Loserth, FRA 11/50, S. 31—40). *) Wolfgang Schranz.