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che, havendo l’arciduca Ferdinando et il duca di Bavera doppo una
longa et matura consulta resoluto 5 ) che, non ostante le dificultà alle¬
gate per la contraria parte, ché si era a tempo a remediare et dato
mezzi di poterlo fare, che non si essendo mai perfettionato cosa alcuna,
doppo così longo tempo che S. A. non poteva perciò se non temere di
qualche notabile scrupolo. Che secondariamente haverebbe tolta ogni
occasione alli prelati di escusarsi di non poter fare l’officio loro et
discaricare la lor coscientia sopra a quella di S. A. et che in questo
caso, vedendo S. B nc remosso ogni obstaculo, se non havessero atteso
con vigilantia et diligentia a far quello che li buoni et non mercenarii
pastori devono fare, non haverebbe lasciato di castigarli in virga
ferrea, conoscendo che la colpa è loro et non d’altri. Che haverebbe
messo un freno alli provinciali, quali essendo timidi et stando in
continuo sospetto di esser castigati, vedendo revocato ogni cosa non
si sarebbeno assicurati di vivere così licentiosamente et epicureamente,
come al presente fanno. Che io, come servitore di S. A., non potevo
lasciare di ridurle a memoria che niun principe catholico haveva mai
concesso tanto, quanto lei o per sé o per interposite persone in materia
di religione et, sì come quelli che sanno la necessità sua, l’andavano
scusando così, coloro che non la sanno o non la credono, non potevano
se non accusarla in qualche parte et che però lei considerasse con la
sua singoiar prudentia et pietà, come col revocare haverebbe obstruc¬
tum os loquentium iniqua et, messosi una corona in capo ben degna
della sua reai persona, appresso de Dio, Signor nostro, et di tutti
quelli che fanno professione di catholici. Che revocando fra poco
tempo sarebbe con l’aiuto divino ritornata nella pristina libera sua
autorità, et non haverebbeno li provinciali così temerariamente abusata
d’essa come hora fanno, poiché da ogni loro attione si va scoprendo
che hanno il loro intento et scoppo di ridurla da principe libero a una
insoportabile et quasi infelice servitù et che, quello che non potrebbeno
superare in vita di S. A., che lo farebbeno doppo la morte sua, con
molta compassione del principe suo figliuolo. Queste et altre cose
simili dissi a S. A. con quella maggior modestia et rispetto ch’io potei
et con una sincera et ingenua significatione della charità mia verso il
beneficio del’ A. S., et prima havevo comunicato la sostantia del
ragionamento con il sig. cancelliero 6 ) et con il padre rettore della
5 ) Gemeint ist die Münchner Konferenz vom Oktober 1579 (Loserth,
FRA 11/50, S. 31—40).
*) Wolfgang Schranz.